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Il lago di Zurigo, ieri, al tramonto
Non sono portata per i buoni propositi. Figurarsi quelli di fine/ inizio anno, e neanche a parlarne di quella bufala del mese di settembre, dopo le vacanze che illudono di strani nuovi inizi.
Niente buoni propositi per il 2014 e, in verità, neppure bilanci sul lungo e intenso (intensissimo) 2013.
Non me ne vengono e non ne andrò a cercare per forza.
Una cosa notavo in questi giorni, nelle mie discontinue e scarse frequentazioni della rete: una progressiva, ininterrotta, e a tratti estenuante, contrapposizione di tutti contro tutti. Su qualsiasi tema, argomento, opinione. Da Peppa Pig all’alimentazione, dalla ricerca scientifica a chissà dio cosa.
Confesso una certa irritazione sul punto: perchè non ci si concentra su quello che siamo noi, invece che disperdere infinite energie in quello che dovrebbero o non dovrebbero essere gli altri (a nostro parere, ovviamente)?
E non sarà consono alla leggerezza di Capodanno, alla fine e agli inizi scintillanti (almeno in apparenza), ma non riesco a togliermi dalla testa una domanda che ho sentito da una persona, poche settimane fa.
Provocatoriamente un inizio, prima ancora che una fine:
“Dove sono io? Se non potessi più vedere, se non potessi più sentire. Se non potessi più parlare, nè avere più mani, braccia, piedi, gambe. Io dove sono? Io chi sono?”
Buon anno.