Sono quelle cose che non ti stupisce leggere, un giorno, scritte nero su bianco, su una pagina di giornale o su un tablet, visto che, in realtà, quelle stesse cose le avevi poi sempre sapute. E anche senza un timbro ufficiale a renderle “vere”, per te lo sono sempre state comunque.
Posso solo dire che, forse in un estremo tentativo di sdrammatizzare una situazione che non può non essere drammatica nella sostanza, uno dei primi pensieri che mi sono passati per la testa sia stato: “Beh, ma allora non ha proprio senso rinunciare al prosciutto. Farà pure male, ma almeno muori contento”, non fosse che l’alimentazione è un altro tema serio che mal si presta a battutacce e facili ironie noir.
E ci sta, purtroppo, anche una punta di egoistico sollievo nel pensare che noi da qualche mese abbiamo la fortuna di poter vivere altrove, di esserci lasciati alle spalle gli anni di smog, polveri ed ozono impazzito, con la grande speranza che questo riesca almeno a salvare il Patato, visto che per gli altri membri della famiglia decenni di vita inquinanti potrebbero essere stati troppi comunque.
E non nascondo affatto che la decisione di varcare la frontiera sia maturata anche proprio grazie (o a causa) alla forte necessità si cercare un ambiente più salubre dove poter vivere.
Ed è doloroso osservare la quasi assoluta indifferenza, il disinteresse, il negare l’evidenza per non affrontare finalmente problemi incancreniti e scomodi, per non dire di peggio, immolati a “superiori interessi”.
Resta la speranza che ora, con le parole scritte nero su bianco, da autorevoli esperti ed organismi internazionali, qualcosa possa succedere.
Che nasca la speranza che, prima o poi, qualcuno si muova.
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SPERANZE
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